Si sa che i conti si fanno alla fine. E pure
gli oroscopi (pardon: previsioni). Come ogni anno, il Sole24Ore ha pubblicato un ricerca sulla Qualità della vita delle 107 province italiane (tra cui però non
compare la BAT). In attesa di sapere che fine faranno proprio le Province in
quanto istituzioni, travolte dalla iconoclasta furia della Spending Review all'italiana, proviamo a leggere le performance
delle province pugliesi, per aprire un minimo di dibattito in vista dei
prossimi impegni istituzionali-elettorali del Comune di Bari e non solo.
Persuasi dalla perdurante validità della legge "conoscere per decidere", ma soprattutto consci
della naturale difficoltà del cittadino medio ad analizzare statistiche e
rapporti; nella speranza che classe politica e ceti economici contrappongano
l'ottimismo della volontà al pessimismo della ragione.
Le previsioni, ovviamente, non ci competono, e ancor meno gli oroscopi.
Partendo dal risultato finale, le 5
province pugliesi sono agli ultimi posti nella graduatoria della ‘qualità
della vita’ complessivamente intesa, naturalmente, insieme alla maggior parte
delle province meridionali, anche se Bari annota un leggero miglioramento.
Tuttavia la suddetta classifica è data da un
aggregato di indicatori socio-economici
di varia natura: dal tenore di vita al settore Servizi, ambiente e salute, dalla
Sicurezza al Lavoro. Per esempio, se parliamo di ricchezza prodotta, ossia la
quota di PIL pro capite, per il 2012
Bari è al primo posto tra le province pugliesi (con un reddito di € 16.798,99)
ma solo all’80esimo su scala nazionale. Meglio invece la variazione dell'andamento dei consumi che, con un magro +0,865%
rispetto al 2010-2012, ci sospinge al 41esimo posto: segnale evidente che
l'economia stenta a crescere mentre il costo della vita aumenta.
La graduatoria Affari e Lavoro ci
dice che la propensione dei baresi all’investimento è abbastanza bassa, con
appena 9,20 aziende per ogni 100 abitanti registrate nel 2013. Anche riguardo l'Export, sebbene terzi in Puglia,
produciamo solo il 14,58% del PIL nazionale. Bassi i voti in pagella in materia
di Servizi, ambiente e salute, nonostante
il posto 27/107 in infrastrutture.
A salvarci è il Clima, per cui la
nostra posizione, non solo geografica, è premiante e ci vede 24esimi insieme a
Lecce e Roma. Chiaro il suggerimento: puntare sull'economia integrata dei
servizi di qualità legati all'ambiente, al territorio, al turismo
agroalimentare ed enogastronomico, all’arte e alla cultura. A buon intenditor…
Sulla Sanità- stando ai dati
dell’autorevole fonte- non ci possiamo lamentare, ma non possiamo dire altrettanto
per i servizi all'infanzia: evidentemente qui da noi funziona ancora benissimo
"l'asilo della nonna" (che bella invenzione, i nonni!).
La popolazione è diminuita tanto da risultare quasi più i cancellati che gli
iscritti all’anagrafe; e anche nel complessivo trend dei delitti, la performance
è negativa rispetto all’anno precedente. Scarsi
nel Tempo libero: per ogni 100mila abitanti, abbiamo meno librerie di
Lecce, Foggia, Taranto; circa 3 cinema e 440 esercizi di ristorazione e bar. Troppo
pigri persino nelle attività di volontariato e nello sport.
Questi i numeri, piuttosto impietosi. Diamoci da fare, quindi, perché -lo
sappiamo tutti- quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
Buone feste a tutti.
Antonio Console
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