lunedì 24 febbraio 2014

UN LIBRO AL GIORNO…FOTOGRAFIA DI UN’ITALIA CHE NON LEGGE

Ah, quante volte ci hanno detto o abbiamo detto che “leggere è importante”…
E quante abbiamo preso un libro tra le mani; voltato e girato un paio di volte; aperto a casaccio nella speranza di leggere una frase interessante e poi ripoggiato lì, sullo scaffale della libreria dove l’avevamo trovato, ripromettendoci di leggere di più.
A proposito, da quanto tempo non entrate in una libreria? Uscendone con un libro in mano che poi avete letto, s’intende. Proviamo a fare due conti.
Secondo un’indagine condotta dall’Istat nel 2013, solo il 43% della popolazione italiana ha letto (almeno) un libro nell’arco di 12 mesi: se vi sembra sufficiente, pensate che questo dato, tradotto, significa che sei italiani su dieci non hanno letto neanche un libro in un anno. I numeri, non certo incoraggianti, si fanno ancor più significativi se consideriamo anche il fatto che la fascia d’età in cui si legge di più è quella fra gli 11 e i 14 anni (il 57,2%). La propensione alla lettura però non dipende soltanto dalla scuola, come molti erroneamente possono pensare. Ad influire è anche l’ambiente familiare, ad esempio: a leggere di più sono i ragazzi che hanno entrambi i genitori lettori (75%), contro quelli i cui genitori non leggono (35,4%).
Secondo gli editori però, tra le cause maggiori che ostacolano la lettura non ci sono solo inadeguate politiche pubbliche di incentivazione all’acquisto di libri, ma anche scarsa promozione della lettura da parte dei media. Ecco perché noi siamo qui a stuzzicare  la vostra curiosità con l’articolo che segue.


GLI OBBIETTIVI IRRAGGIUNGIBILI STIMOLANO DI PIÙ
Consigli utili su come portare a termine una lettura

La scusa più usata è anche la più plausibile: non ho tempo. Ma non è vero. Ce ne sono, di tempi morti, nelle nostre giornate. In primis quando andiamo al bagno, ammettiamolo. E poi c’è la pausa pranzo, la pausa caffè, il tempo degli spostamenti sui mezzi pubblici. Insomma, la verità è che siamo pigri. Diciamolo ad alta voce, forza: SIAMO PIGRI! Ecco perché poi sfiguriamo come paese il paese europeo in cui c’è il più basso consumo di libri*.
Eppure leggere è bellissimo e fa bene alla mente: la tiene in allenamento costante ed evita che il cervello si atrofizzi davanti allo schermino dei nostri smartphone; leggere stimola le idee e l’immaginazione. E leggere tanto aiuta ancora di più: magari un libro al giorno è troppo, ma basta avere grandi aspettative per ottenere buoni risultati. A pensarla così è Julien Smith, amministratore delegato di un’azienda che affitta spazi on-demand. In un suo articolo Smith sostiene che il modo migliore per leggere tanto sia quello di prefiggersi obbiettivi irraggiungibili, come un libro a settimana. Interessante, a tal proposito, la tesi secondo cui il corpo reagisce con forza ed energia alle grandi ferite per guarirle, nella stessa misura in cui si cura meno di quelle più piccole che quindi ci mettono di più a rimarginarsi.
Altro consiglio: leggere la mattina presto per non rimandare, o comunque fare in modo che la lettura entri a far parte della nostra routine, che diventi un’abitudine insomma. Perché, lo sappiamo, le abitudini sono due a morire.
E un’ultima cosa: non scegliete per forza dei “mattoni”. Con tutto il rispetto per Tolstoj ma se non leggi da anni, “Guerra e pace” non è certo il miglior modo per cominciare questa sfida. E vincerla. Siate leggeri: lo scopo è migliorarsi la vita, non sentirsi degli inetti (fonte Internazionale).


*Questo dato è infondato, ma punta all’orgoglio di ognuno.

ALL’ALBA DELL’UMANITÀ, UN TABLET COME TAVOLOZZA

“All’alba dell’umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l’uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo, e lo fece tramite la pittura. Quell’uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l’acqua, con il cielo, integrandosi armonicamente con la natura […] consapevole dei propri limiti. L’uomo contemporaneo ha rinnegato quei limiti e calpestato quel rispetto […]”.
Così si apre il Manifesto dell’Arte Neorupestre: un’ode alla vita, un vero e proprio inno al rispetto della natura e quindi di se stessi, un invito a ripartire dagli albori per ricostruire un “nuovo mondo”. A sigillo del Manifesto, la firma di Andrea Benetti: classe 1964, bolognese di fama internazionale, ha alle spalle una carriera ricca di collaborazioni con importanti nomi del panorama artistico contemporaneo e attualmente alcune sue opere rientrano nella collezione del Quirinale, delle Nazioni Unite, del Vaticano e del Ministero di Giustizia argentino a Buenos Aires. Benetti ha presentato il Manifesto dell’Arte Neorupestre alla 53° Biennale di Venezia e a breve approderà anche a Bari, con la mostra “Colori e suoni delle origini”. Curata dallo spirito sensibile di Stefania Cassano, la mostra si presenta come una sperimentazione sensoriale, una commistione di pittura e musica in cui il pennello dell’artista bolognese si affianca alla tromba e alla voce di Frank Nemola, in una spettacolare performance musicale che chiama il visitatore ad attraversare il simbolico ponte che ri-collega la contemporaneità alle origini dell’uomo.
Alla base del progetto, l’analogia tra il primordiale e l’odierno modo di comunicare: entrambi estremizzazione delle semplificazioni- il primo per necessità, il secondo per virtù-, si affidano esclusivamente alla vista e all’udito. Solo due sensi dunque, perché proprio nella semplicità percettiva si racchiude l’essenza della comunicazione, non solo tra gli uomini, ma anche e soprattutto con la natura che ci circonda.


Il tablet può diventare la nostra tavolozza, la tela ce l’abbiamo sotto gli occhi.

TRA MODA E CULTURA, SI FA STRADA LA MOBILITÀ A DUE RUOTE

Negli ultimi anni Bari ha assistito ad un piccolo, graduale ed importante cambiamento che ha interessato da vicino le strade della città: la tendenza ad andare in giro in bicicletta. Sacrosanta abitudine, per carità! E poco importa che la cosa sia frutto di una semplice moda, se è comunque in grado di sollecitare una buona pratica che migliora la qualità della vita.
Fino a qualche tempo fa gli amanti della bicicletta erano prevalentemente sfegatati ambientalisti, appassionati di sport o semplicemente studenti fuorisede e/o squattrinati che dovevano far fronte alla magrezza del portafogli. Oggi invece la ramificata diffusione delle due ruote passa anche attraverso una scelta che poco ha a che fare con tutto questo. Da New York ad Amsterdam, passano per Berlino e Copenhagen, la moda della bici pret-à-porter si è fatta strada in sella a telai coloratissimi o dal gusto retrò, con manubri vintage o senza freni, apportando un fondamentale cambiamento nella nostra quotidianità. Allora sfruttiamo ciò che la moda ci lancia appresso, per evolvere l'assetto urbanistico della città, anche perché, se non si può ancora parlare di grandi folle che pedalano, senz'altro il popolo della bici è in costante crescita. A dimostrarlo, l'istituzione di un corso di perfezionamento e aggiornamento professionale per la nuova figura del “Promotore della mobilità ciclistica”, che si terrà a Verona, a partire dal 7 marzo. Naturalmente è solo un esempio, ma un esempio volto ad attuare politiche urbane e sviluppare piani di ciclabilità, e parallelamente dare vita ad una nuova figura professionale adeguata.

Guardando in prospettiva futura e neanche troppo lontano nel tempo, sarebbe bello delineare una serie di progettualità utili a diffondere maggiormente l'uso della bici specie in una piccola città come la nostra. Basterebbe pensare alle criticità che ostacolano questo processo eco-evolutivo, per capire da dove partire. In prima linea troveremmo ciclo parcheggi e bici stazioni: aiuterebbero sicuramente a contrastare la fervida attività dei “ladri di biciclette”. Interessanti anche i pacchetti cicloturistici: un’intelligente chiave di lettura per lavorare sinergicamente su più fronti e favorire al contempo la promozione del territorio, cooperando nella creazione di nuove potenziali economie, basate sullo sviluppo della bici e dei servizi ad essa collegati. Un'altra bella proposta sarebbe l'indennità per chi va in bicicletta: 25 centesimi di euro a km a chi sceglie la bici per andare da casa a lavoro, è la proposta fatta in Francia al presidente Hollande, attraverso la semplice petizione lanciata online. Secondo uno studio condotto nel 2013, tale misura potrebbe apportare un incentivo nell'uso delle due ruote pari al 50% in più rispetto a quello attuale.

EDEA: L’E-PERMERCATO DIRETTAMENTE A CASA TUA

Mozzarella, ricotta e formaggi arrivano direttamente da un’azienda zootecnica di Putignano; il capocollo e il salame piccante da Martina Franca; e poi ci sono il Cabernet IGT direttamente da San Stino di Livenza e l’olio extravergine di oliva di Corato. Ma anche patate, pere, sedano, carciofi; pasta, cereali, spalmabili; prodotti per l’igiene e la cura delle persona e della casa. Insomma, quanto vi costerebbe girare la Puglia e l’Italia, per reperire tutti questi alimenti freschissimi? Ebbene, come si suol dire: se Maometto non va dalla montagna… con Edea finalmente l’e-permercato arriva direttamente a casa vostra, con il meglio delle produzioni locali di tutto il territorio, ma non solo.
Edea è la dimostrazione tangibile che è possibile contrastare il consumismo alimentare con una spesa sobria, perché volta all’autoproduzione del cibo; leggera perché riduce al minimo gli imballaggi; e sana perché il nostro corpo va rispettato e nutrito con alimenti genuini.
La commercializzazione a mezzo e-commerce di prodotti alimentari e non, di assoluta qualità, approvvigionandosi direttamente dai produttori locali, presenta infatti un duplice vantaggio: economico, in quanto mette il consumatore nelle condizioni di acquistare prodotti d’eccellenza a prezzi accettabili, risparmiando sul superfluo e ricevendoli direttamente a casa; ambientale poiché diminuisce notevolmente la produzione di rifiuti, nonché di CO2 grazie al minor numero di veicoli che si spostano su strada per recarsi ai supermercati. Inoltre Edea favorisce moltissimo anche la produzione locale, selezionando con cura tutte quelle piccole aziende che, spesso escluse dalla grande distribuzione organizzata, difficilmente raggiungerebbero fasce di mercato ampie.

Qualità, rispetto per l’ambiente ed eccellenza locale: sono queste dunque le colonne portanti su cui Leonardo Lovecchio ha scelto di costruire il proprio futuro; contro uno stile di vita miope, svilito e schiacciato dalla velocità, per ottimizzare il tempo senza rischiare di perdere il meglio lungo il tragitto.

www.edea.bari.it

VUOTO A RENDERE: LA DIFFERENZIATA DEL DOMANI

Quante volte abbiamo assistito quasi increduli a sistemi di riciclo integrati da cui trarre grandi vantaggi, e quante volte ci siamo domandati “perché da noi non funziona così?”. Bene, basta farci domande inutili: è tempo di dare risposte. Se fino ad oggi l'unica differenziata profittevole della nostra città era quella del cosiddetto “vuoto a rendere” di Peroni, ora possiamo ampliare i nostri orizzonti ed ammirare il volto nuovo del riciclo che presto farà rima con spesa gratis.
Spinti dall'esigenza di contrastare l'abbandono indiscriminato di rifiuti per strada, oltre che dalla preponderante necessità di aumentare di almeno 5 punti la percentuale di raccolta differenziata entro giugno (onde evitare di pagare l'aumento dell'Ecotassa, pari a 25 euro a tonnellata contro gli attuali 7 euro), il Comune e l'Amiu hanno presentato due progetti per incentivare la raccolta differenziata. Quando si dice “fare di necessità virtù”...

Stipulando una convenzione con la nostra azienda di igiene urbana, la società Fare ha proposto di installare fuori ai supermercati delle macchinette automatiche nelle quali basterà gettare i rifiuti di plastica per ottenere buoni spesa. Il tutto, “barattato” con della pubblicità, sarà a costo zero per l'amministrazione comunale e i cittadini. In più, la stessa azienda si è offerta di occuparsi anche dello svuotamento dei “cassonetti”.
“Qualora la sperimentazione produca effetti positivi, siamo pronti ad estendere il servizio anche nei mercati e fuori da ristoranti e pub”, ha commentato il presidente dell'Amiu, Gianfranco Grandaliano (fonte Corriere.it). Ma non finisce qui. In concomitanza con quanto detto, è stato presentato anche un progetto di videosorveglianza sulle strade trasformate in discariche abusive che prevede l'installazione di telecamere nelle aree maggiormente colpite dall'abbandono di immondizia; tali telecamere saranno direttamente collegate con la centrale della Polizia Municipale, in modo da individuare tempestivamente i soggetti colpevoli. Su almeno 70 discariche abusive, l'Amiu ha dovuto necessariamente individuarne 16 più sensibili, nei rioni di Japigia, San Pasquale, Libertà, Carrassi, Picone, Stanic, Carbonara, Santo Spirito e Palese.


Dal 15 febbraio i baresi, muniti di tessera sanitaria, potranno recarsi presso i centri raccolta dove sarà possibile registrare i rifiuti che differenzieranno, per ottenere gli sconti sulla Tares.