venerdì 7 febbraio 2014

BITCOIN: LA CYBERMONETA DEL FUTURO


Alcuni ne hanno sentito parlare per la prima volta abbastanza recentemente; altri sanno da anni di che cosa si tratta; ma in verità la maggior parte non ha idea di che cosa sia un bitcoin.
È stato definito “il fenomeno del momento” ma, a onor del vero, il bitcoin- comunemente e semplicisticamente detto “moneta virtuale”- ha visto la luce nel 2009, quando il suo creatore, un collettivo anonimo che si naswconde dietro il nome di tale Satoshi Nakamoto, ha dato forma ad un’idea volta ad implementare il protocollo di comunicazione e la rete peer-to-peer che ne risulta. Ora, tralasciando le terminologie specifiche del settore, il concetto di base è che ognuno, in maniera del tutto anonima, attraverso il proprio pc può acquistare o vendere qualunque tipo di prodotto o servizio, senza che tale compravendita sia tracciabile: in sostanza, se si acquista un Bitcoin (con denaro reale), si acquista un valore X spendibile esclusivamente online. Un mercato virtuale al 100%.
Tutto ciò che è virtuale però- e lo dice la parola stessa- è caratterizzato da “volatilità”. Ed è qui che sorge il dilemma: una valuta virtuale, nata- a quanto pare- da un collettivo di hacker, frutto di un’equazione matematica, generata e distribuita da una rete decentralizzata p2p, quale garanzia offre? Certo protegge dai rischi di svalutazione, essendo slegato dalle decisioni delle banche centrali e della politica. Ma ha senso investirci dei soldi? Stando a quanto dichiarato tempo fa da Carlo Maffè, docente di strategia aziendale e studioso di monetica all’università Bocconi, sarebbe come “investire in oro ma con una volatilità dieci volte più alta”. Nel frattempo però, con Zynga (colosso di videogames su Fb) il Bitcoin è uscito dal recinto virtuale, mentre a Londra è stata inventata la prima forma di deposito assicurato di valuta elettronica; governi e banchieri iniziano a discuterne e preoccuparsene; eBay ha dichiarato possibile un futuro di pagamenti in bitcoin sulla propria piattaforma e, anche se si possono contare sulle dita delle mani, esistono già realtà che accettano questa moneta di scambio (vedi la catena Subway).
E voi, siete pronti al cambiamento?

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