Le amministrative si avvicinano, da un paio di mesi i
candidati vanno in giro diffondendo a destra e a manca la loro “parola” e
avanzando sotto l’egida del “prometto che”. Non per fare polemica, ma questa
briga non attacca più. Quello che ci vorrebbe veramente è un cambia-mento
radicale, basato innanzitutto su un ap-proccio diverso ed innovativo alla
gestione stessa della “cosa” pubblica. E in una città i cui cittadini sono
bravissimi a lamentarsi, bisogna fare di necessità virtù e trasformare quelle
lamentele in concrete occasioni per possibili aggiustamenti e
miglioramenti. Senza andare troppo oltre, tanto per cominciare è palese che non
ci sono abbastanza collegamenti tra cittadini ed amministrazione effettiva; e
quelli che ci sono comunque non bastano o risultano inadeguati. Basta guardare
l’intasatissima bacheca Facebook del sindaco Emiliano, per rendersene conto.
Tuttavia quella dei social network è un’arma a doppio taglio che, se usata
bene, può senz’altro dare i suoi frutti. Se riprendiamo la fa-mosa twittata del
mese scorso infatti, non possiamo non evidenziarne la risonanza avuta a
livello nazionale: il che dimostra l’immensa potenzialità degli strumenti di
cui disponiamo. Alla luce di quanto detto, sorge spontanea una domanda: perché
non utilizzare questi stessi strumenti, banalissimi e ormai all’ordine del
giorno, per far sì che i cittadini tornino ad essere protagonisti attivi,
operativi e cooperativi nella crescita della loro città Immaginate, ad
esempio, una piattaforma che consenta veramente di prendere parte alla
gestione della vita nei quartieri; dove ognuno possa evidenziare disagi e
criticità in tempo reale, fare domande, ma anche dare risposte e delineare
possibili soluzioni. Ciò che ne deriverebbe è una sorta di “mappa delle
problematiche” che con-sentirebbe non solo di sapere “dove” e “quando”, ma
soprattutto di intervenire facendo leva sulle idee e le soluzioni proposte dai
cittadini stessi. Ascoltare, capire, coinvolgere e creare; valorizzare le risorse;
ridurre gli sprechi e far sì che Bari sia veramente una “smart city”, non solo
sulla carta. Capiamo come.
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