Giovan Battista Menzani-
L’odore della Plastica bruciata. Liberaria, 12 euro.
Un esordio letterario potente e intenso. I racconti di
Menzani colpiscono dritto al punto, con un’eleganza e un’intensità propri dei
grandi narratori. Non è uno scenario dolce o commovente, quello offertoci dalla
sua penna. Si tratta piuttosto di racconti desolati e desolanti, paradossali e
grotteschi. Tredici storie come tredici cartoline dall’inferno, pronti a
gettare uno sguardo lucido e impietoso sulla realtà delle nostre periferie.
Asini umanizzati, professoresse condannate al
precariato e all’infelicità, badanti premurose defraudate di ciò che gli
spetta, grotteschi reality show del futuro, in cui si cresce, si vive e si
muore da concorrenti, quasi si venisse addestrati per questo, come polli in
batteria; sono solo alcuni dei personaggi tratteggiati in questi racconti. Ma troviamo anche uno Stato che si assicura
che i suoi cittadini spendano una ragionevole cifra mensile per contribuire a uscire
dalla crisi, o nell’ultimo, desolante, racconto, si arriva al paradosso della
morte in diretta, spettacolo crudele per un’umanità disumanizzata.
Il linguaggio di Menzani è pietra asciutta, come il
suo sguardo sull’esistere. Non c’è compassione, o sentimento, nelle sue parole,
non esiste speranza. Siamo un’Italia che viene fuori nei suoi più terribili
risvolti, nelle pieghe di una stanchezza avvilente che non lascia spazio né
all’amore né ai sentimentalismi. Sono storie crude, paradossali, da leggere
piano, un racconto dopo l’altro, misurando e assaporando il senso di
oppressione e di vicolo cieco in cui Menzani ci indirizza. Le sue parole
sospendono il giudizio e ci trasportano in un universo sconosciuto, forse
possibile, forse reale, ma a cui guardare con spietata lucidità, da raccontare
con parole secche e affilate fino all’ultima pagina. Fino alla fine, e anche
dopo, si cerca la speranza, la redenzione, ma questa non arriva mai. I racconti
de “L’odore della plastica bruciata” restano impressi anche una volta
terminati, con il loro retrogusto di spietata verità sulle nostre umane
miserie.
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