venerdì 7 febbraio 2014

MENZANI RACCONTA LE PERIFERIE DELLA VITA

Giovan Battista Menzani- L’odore della Plastica bruciata. Liberaria, 12 euro.

Un esordio letterario potente e intenso. I racconti di Menzani colpiscono dritto al punto, con un’eleganza e un’intensità propri dei grandi narratori. Non è uno scenario dolce o commovente, quello offertoci dalla sua penna. Si tratta piuttosto di racconti desolati e desolanti, paradossali e grotteschi. Tredici storie come tredici cartoline dall’inferno, pronti a gettare uno sguardo lucido e impietoso sulla realtà delle nostre periferie.
Asini umanizzati, professoresse condannate al precariato e all’infelicità, badanti premurose defraudate di ciò che gli spetta, grotteschi reality show del futuro, in cui si cresce, si vive e si muore da concorrenti, quasi si venisse addestrati per questo, come polli in batteria; sono solo alcuni dei personaggi tratteggiati in questi racconti.  Ma troviamo anche uno Stato che si assicura che i suoi cittadini spendano una ragionevole cifra mensile per contribuire a uscire dalla crisi, o nell’ultimo, desolante, racconto, si arriva al paradosso della morte in diretta, spettacolo crudele per un’umanità disumanizzata.

Il linguaggio di Menzani è pietra asciutta, come il suo sguardo sull’esistere. Non c’è compassione, o sentimento, nelle sue parole, non esiste speranza. Siamo un’Italia che viene fuori nei suoi più terribili risvolti, nelle pieghe di una stanchezza avvilente che non lascia spazio né all’amore né ai sentimentalismi. Sono storie crude, paradossali, da leggere piano, un racconto dopo l’altro, misurando e assaporando il senso di oppressione e di vicolo cieco in cui Menzani ci indirizza. Le sue parole sospendono il giudizio e ci trasportano in un universo sconosciuto, forse possibile, forse reale, ma a cui guardare con spietata lucidità, da raccontare con parole secche e affilate fino all’ultima pagina. Fino alla fine, e anche dopo, si cerca la speranza, la redenzione, ma questa non arriva mai. I racconti de “L’odore della plastica bruciata” restano impressi anche una volta terminati, con il loro retrogusto di spietata verità sulle nostre umane miserie.

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