“All’alba dell’umanità, ancor prima di
inventare la scrittura, l’uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare
una traccia di sé nel mondo, e lo fece
tramite la pittura. Quell’uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con
la terra, con l’acqua, con il cielo, integrandosi armonicamente con la natura
[…] consapevole dei propri limiti. L’uomo contemporaneo ha rinnegato quei
limiti e calpestato quel rispetto […]”.
Così si apre il Manifesto dell’Arte Neorupestre:
un’ode alla vita, un vero e proprio inno al rispetto della natura e quindi di
se stessi, un invito a ripartire dagli albori per ricostruire un “nuovo mondo”.
A sigillo del Manifesto, la firma di
Andrea Benetti: classe 1964, bolognese di
fama internazionale, ha alle spalle una carriera ricca di collaborazioni
con importanti nomi del panorama artistico contemporaneo e attualmente alcune sue
opere rientrano nella collezione del Quirinale, delle Nazioni Unite, del
Vaticano e del Ministero di Giustizia argentino a Buenos Aires. Benetti ha
presentato il Manifesto dell’Arte
Neorupestre alla 53° Biennale di
Venezia e a breve approderà anche a
Bari, con la mostra “Colori e suoni
delle origini”. Curata dallo spirito sensibile di Stefania Cassano, la mostra si presenta come una sperimentazione
sensoriale, una commistione di pittura e musica in cui il pennello dell’artista
bolognese si affianca alla tromba e alla voce di Frank Nemola, in una spettacolare performance musicale che chiama
il visitatore ad attraversare il simbolico ponte che ri-collega la
contemporaneità alle origini dell’uomo.
Alla base del progetto, l’analogia tra
il primordiale e l’odierno modo di comunicare: entrambi estremizzazione delle
semplificazioni- il primo per necessità, il secondo per virtù-, si affidano
esclusivamente alla vista e all’udito. Solo due sensi dunque, perché proprio
nella semplicità percettiva si
racchiude l’essenza della comunicazione, non solo tra gli uomini, ma anche e
soprattutto con la natura che ci circonda.
Il tablet può diventare la nostra
tavolozza, la tela ce l’abbiamo sotto gli occhi.
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