Indie-rock è alternativo, bisessuale è alternativo, rétro
è alternativo, l’usato e il biologico sono alternativi; persino la bicicletta a scatto fisso lo è. Nessun
tablet, anzi piuttosto una perseverante ostinazione a tutto ciò che è
tecnologico; in borsa una Moleskine e sulla scrivania un’Olivetti del ’60.
Macchina fotografica? Rigorosamente Hasselblad analogica con annesso rullino
bianconero. Alternativo alternativo alternativo! È questa la parola chiave
dell’hipster di oggi.
Maglie lunghissime e pantaloni cortissimi; vita alta, vita bassa; a sigaretta,
a zampa; mille colori o tono su tono; t-shirt sdrucite, vintage o flanella: il
mondo è bello perché è vario. Ma in questo tumulto di gusti e tendenze che
spesso ricalcano quelle genitoriali, la confusione è tanta e magari riordinare le idee può tornare utile,
anche semplicemente per capire chi siamo. O chi vorremmo essere.
Proprio così, perché la moda non è altro che un continuum spazio-tempo
in cui tutto si ripete, arricchendosi nell’aggiungere ogni volta qualcosa
di nuovo al vecchio che ritorna. Ma dobbiamo
essere consapevoli di cosa scegliamo, perché ciò che indossiamo dice qualcosa di più del semplice “mi piace il
blu” piuttosto che “non sopporto la camicia”. Nella stessa misura, essere hipster va oltre un pantalone dalla
caviglia o un calzino bianco in bella mostra; oltre l’essere vegetariano o
vegano; oltre il cinema d’autore e la musica anteguerra che neanche i nonni dei
nostri nonni conoscevano. Spesso l’ostentazione è spoglia di significato.
Coniato nei
lontani anni ’40, il termine
indicava gli appassionati di bebop e hot
jazz: nella fattispecie, ragazzi bianchi a cui piaceva emulare lo stile di
vita dei jazzisti afroamericani. Ben presto la cultura hipster si aprì a nuovi mondi della conoscenza, dalla
letteratura all’arte, fagocitandone l’essenza per poi vomitarne una nuova
sostanza, e in breve tempo divenne l’icona dell’anticonformismo. E all’epoca
della seconda guerra mondiale essere anticonformisti
era una cosa seria.
Oggi tutto questo si traduce nell’essere
tanto civilizzati da risultare decadenti. E lo scopo dell’hipster “medio” è
proprio questo: sembrare decadente, fuori moda, tanto out da essere alla fine totalmente in.
Tutti identici nella segreta convinzione di essere diversi. Ma che fine hanno fatto i
metallari?
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