mercoledì 18 dicembre 2013

SHOP DESIGN, ARCHITETTURA E COMUNICAZIONE

"Lo spazio sta al luogo, come la parola sta al discorso parlato, e quindi lo spazio è la parola quando non è parlata... "  (M. De Certau)

Architettura e design: tra i vari significati che vogliono esprimere c’è la comunicazione. La prima descrive uno spazio, una funzione, un sistema di vita, un insieme “sociale” fatto di luoghi, cose e persone che interagiscono tra loro.  Il secondo dichiara modi di vivere, usi, abitudini e costumi, concetti legati alla fruizione dello spazio che ci circonda, e alle modalità con le quali l’uomo si appropria di esso. Entrambi sono sia un mezzo di comunicazione che comunicazione stessa.
Comunicare attraverso l’architettura, oggi più che mai, è una necessità, dettata dall’esigenza di dare visibilità a idee, oggetti e persone.
Solitamente i negozi si occupano quasi esclusivamente di curare i contenuti legati al marketing e all’immagine aziendale: tale forma di espressione si può definire “micro-architettura” ed è prevalentemente espositiva.
Nel corso del ‘900 però l’architettura dei negozi è diventata un’occasione per integrare e innovare gli spazi di vendita, permettendo di divulgare un messaggio sia visivo che sensoriale, attraverso l’allestimento dell’interno e delle vetrine, che hanno il compito di richiamare l’attenzione dei passanti.
Spesso i grandi architetti, forse sempre in minore misura oggi, hanno discriminato questo tipo di architettura. Eppure abbiamo un importante esempio italiano di sperimentazione ben riuscita:  lo stabilimento dell’Olivetti di Venezia, progettato dall’architetto Carlo Scarpa, è il tipico caso in cui l’architettura diventa un puro vuoto che accoglie il prodotto e al contempo parla di arte.
Naturalmente non esistono regole fisse per il commercio e ognuno può trovare diversi modi per vendere un prodotto ed esprimere la propria identità. Resta però importante definire l’immagine che “ci” rappresenta.
Il minimo comune denominatore è la necessità di attirare la clientela, rendere desiderabile il prodotto e caratterizzare lo spazio in modo che l’atto dell’acquisto risulti un’esperienza piacevole.
Fondamentalmente si tratta di adattare le tendenze a queste funzioni primarie. Ed ecco che il minimalismo, con le sue superfici bianche e i campionari ordinati, a trent’anni dal suo avvento continua ad essere uno degli stili più presenti nel mondo dell’abbigliamento e del design: nello sfondo neutro il prodotto diventa protagonista assoluto. Le  grandi marche preferiscono invece il classico ‘moderno’, in cui l’ordine va accompagnato da materiali ricchi e mobili che creano atmosfere di lusso e comfort.
Ma c’è anche chi preferisce ricreare atmosfere domestiche; e il “trash-chic” che trae le sue radici dal punk e abbina il design alla novità con materiali semplici e riciclati.
Mutevole, sospesa tra progetti di architettura e design, allestimento e comunicazione, per architetti e designer il negozio resta dunque una grande occasione per sperimentare le proprie ricerche sui segni e sullo spazio.

arch.Vito Console Pentrelli
arch. Erika Ficarelli
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